A un solo mese dalla scadenza del contratto, prevista per il 15 gennaio, le trattative tra l'International Longshoremen's Association (ILA) e la US Maritime Alliance (USMX) restano in stallo, sollevando preoccupazioni circa un possibile sciopero nei porti della costa orientale.
L'attuale stallo segue l'improvviso ritiro dell'ILA dai negoziati a novembre. Da allora, entrambe le parti hanno fatto ricorso a dichiarazioni pubbliche, con l'ILA che accusa i datori di lavoro di dare priorità all'automazione rispetto alla sicurezza dei lavoratori e alla sicurezza nazionale. L'USMX, che rappresenta i datori di lavoro, ha difeso l'automazione come essenziale per migliorare l'efficienza del porto, citando dati che dimostrano il suo impatto positivo.
Nonostante la retorica controversa, l'USMX ha assicurato privatamente alle compagnie di navigazione che alla fine si raggiungerà un accordo. Citando l'intervento della Casa Bianca durante il breve sciopero di ottobre, che ha portato a un aumento salariale di 62% per i lavoratori portuali, l'USMX ritiene che la forte posizione dell'ILA sia semplicemente una posa.
Tuttavia, recenti sviluppi suggeriscono un irrigidimento delle posizioni. L'ILA sta cercando di ribaltare le disposizioni sull'automazione nel contratto attuale e ha vietato la semi-automazione, lasciando alle compagnie di navigazione opzioni limitate. Inoltre, la nomina di un Segretario del Lavoro pro-sindacato da parte del Presidente Trump e la percezione di Trump come alleato da parte dell'ILA hanno incoraggiato il sindacato.
Con entrambe le parti che si rifiutano di cedere, la probabilità di un secondo sciopero il 15 gennaio sta aumentando. È improbabile che l'amministrazione Trump, nota per la sua posizione pro-lavoro, intervenga e costringa i lavoratori a tornare ai moli, il che potrebbe portare a una prolungata interruzione.
A complicare l'incertezza c'è l'influenza di Elon Musk, un convinto sostenitore dell'automazione e una figura chiave nella campagna di rielezione di Trump. Mentre il ruolo ufficiale di Musk nell'amministrazione rimane poco chiaro, le sue opinioni potrebbero influenzare la posizione del governo.
Alla luce dell'attuale incertezza, gli spedizionieri si trovano di fronte a una scelta difficile: continuare a spedire sulla costa orientale e rischiare potenziali ritardi, oppure dirottare la merce verso i porti della costa occidentale e sostenere costi aggiuntivi dovuti all'aumento delle spese di trasporto interno durante l'alta stagione e alle condizioni meteorologiche avverse.
Sebbene la situazione rimanga incerta, una cosa è certa: il prossimo mese sarà decisivo per determinare il destino dei porti della costa orientale e il regolare flusso delle merci in tutto il Paese.